Pandemie. Tutta colpa dei pipistrelli? - Pensarediverso. Fisica e metafisica quantistica.

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Pandemie. Tutta colpa dei pipistrelli?



Gli animali sono crudeli perché devono esserlo, non hanno la volontà necessaria per decidere il contrario e non hanno coscienza della loro crudeltà. La grande differenza è che noi, invece, ne abbiamo coscienza. Potremmo non farlo. Nonostante ciò, lo facciamo. Nessuna parte del creato sfugge alla nostra ingordigia. Probabilmente non esiste nessun essere biologico visibile che, in qualche parte del pianeta Terra, non venga cacciato, ucciso con crudeltà, smembrato e sbranato, più per divertimento che per fame.
1 La fonte primaria della pandemia Covid
La scienza ufficiale ha stabilito che la fonte primaria. dell’attuale pandemia (come per molte altre pandemie precedenti) risiede nei pipistrelli. Il virus vive nei pipistrelli senza arrecare loro danno. Dai pipistrelli il virus sarebbe passato a un ospite intermedio, probabilmente uno zibetto o un serpente, e da questo all’uomo. Ma come avrebbe fatto il virus a “saltare” da questi animali all’uomo? Semplice, lo ha fatto perché l’uomo mangia normalmente tutti questi animali, e molti altri. Il mercato di Wuhan conteneva migliaia di bancarelle, su molte delle quali si vendevano normalmente pipistrelli, zibetti e serpenti ancora vivi. Ciò accade in quasi tutta l’Asia. Gli acquirenti provvedono a uccidere gli animali nelle loro case, per cucinarli. Così si contagiano con il loro sangue.

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2 Una intervista rivelatrice.
Il 16 aprile 2020 il quotidiano La Repubblica ha pubblicato una intervista fatta a David Quammen (autore del notissimo testo “Spillover”) da un gruppo di studenti. Ne riporto qui alcuni stralci significativi.

“Signor Quammen, dunque il Covid-19 è la grande epidemia, la “Big One” di cui lei aveva scritto?”
“Sì, il Covid-19 è il tipo di epidemia per cui avevo lanciato l’allarme. È la prima con dimensioni globali dopo l’uscita del mio libro, ma non è l’ultima zoonosi con la capacità di diventare una pandemia. Dobbiamo aspettarcene altre e per questo dobbiamo prepararci meglio perché il prossimo spillover non diventi un’altra Big One globale, un’altra pandemia”.

“Perché questa epidemia è scoppiata ora? Abbiamo fatto noi uomini qualcosa di sbagliato?”
“Tutto è iniziato come una piccola cosa, dopo che il virus è passato dai pipistrelli agli umani. È cominciato perché c’è un contatto distruttivo tra gli umani e la natura. Si tratta di qualcosa che accade non solo in Cina, ma in tutto il mondo. In Cina però stavolta siamo stati particolarmente sfortunati. Il virus giunto a noi dai pipistrelli era particolarmente versatile, capace di replicarsi negli umani e di passare facilmente da una persona all’altra. Non eravamo preparati per questo. In realtà gli scienziati sapevano che sarebbe potuto accadere, ma i politici si sono rifiutati di spendere denaro per prepararsi all’occorrenza. Così ora abbiamo un disastro globale”.

Anche il virus Ebola forse è passato dai pipistrelli a noi. Non sarebbe più sicuro farli fuori tutti o evitare almeno ogni contatto con questi animali?”
“Sì, molti nuovi virus che causano epidemie negli umani arrivano dai pipistrelli. Un virus simile a questo probabilmente era tra loro da migliaia di anni, ma l’evoluzione aveva reso possibile che non si ammalassero. La soluzione non è uccidere i pipistrelli. Ne abbiamo bisogno nei nostri ecosistemi. La soluzione è lasciarli in pace”.

“C’è una lezione che possiamo apprendere dal Covid 19 per cercare di evitare altre pandemie?”
“Sì, almeno due. Prima lezione, piccola e facile: lasciamo in pace e lontani da noi i pipistrelli. Seconda lezione, più difficile: dobbiamo ridurre la distruzione del mondo naturale e questo significa ridurre la crescita della popolazione mondiale e ridurre il ritmo dei nostri consumi”.
3 Un approccio sbagliato.

La zoonosi è un’infezione che passa dagli animali agli esseri umani perché condividiamo lo stesso regno biologico. Ma se siamo tanto simili, perché il passaggio tra specie provoca effetti così devastanti?
Le cause vanno sicuramente cercate nell’approccio sbagliato che abbiamo con le specie biologicamente simili alla nostra, ma non umane. Il nostro non è un atteggiamento di convivenza, ma di rapina. La verità su come vediamo il nostro rapporto con la natura spicca evidente nella domanda rivolta da uno studente a Quammen nell’intervista citata in precedenza:
“Non sarebbe più sicuro farli fuori tutti?”
Questo modo di ragionare ci appare naturale e comprensibile. Non è neppure lontanamente immaginabile che le specie non umane siano destinatarie di qualsiasi riguardo, quando ci danno fastidio. È estremamente seccante dover immaginare qualsiasi tentativo di comprensione delle loro esigenze. È ovvio che le specie “inferiori” vanno imprigionate, usate, sfruttate, torturate, uccise, mangiate, sopraffatte nel nulla che possiedono per piegarle, al di là di un reale bisogno, ma con il massimo del sadismo, alle nostre necessità più inutili.
L’uomo ha sempre applicato questi metodi nei confronti degli altri uomini, possiamo immaginare se mai può farsi scrupolo ad applicarli nei confronti degli animali.
È vero, anche gli animali sono crudeli. I pipistrelli non si pongono problemi nel triturare con i loro denti aguzzi centinaia di insetti catturati in ogni notte di caccia. Ma questo fa parte di una ineluttabile animalità, di un istinto che non prevede alternative.

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4 Gli animali sono crudeli

Gli animali sono crudeli perché devono esserlo, non hanno la volontà necessaria per decidere il contrario e non hanno coscienza della loro crudeltà.
La grande differenza è che noi ne abbiamo coscienza. Potremmo non farlo. Nonostante ciò, lo facciamo. Nessuna parte del creato sfugge alla nostra ingordigia. Probabilmente non esiste nessun essere biologico visibile che, in qualche parte del pianeta Terra, non venga cacciato, ucciso con crudeltà, smembrato e sbranato, magari solo per compiacerci di un gusto particolare. Quanta carne fornisce un pipistrello di pochi grammi? In molti locali alla moda frequentati dalla nuova borghesia asiatica i pipistrelli non vengono più serviti come misura estrema per soddisfare la fame, ma come cibo raffinato riservato ad una élite di buongustai.
Da ciò nasce il grido di dolore insopportabile che non proviene dal potere e dalla volontà dei singoli animali, ma indigna e lacera l’universo “uno”. L’animale può comprendere il suo destino quando si rattrappisce nel fondo nella gabbia o quando fissa il suo aguzzino con gli occhi terrorizzati, ma non può gridare vendetta, perché non conosce questo sentimento. Può ribellarsi graffiando e mordendo, ma non è questa la ribellione che conta.
La vera ribellione sgorga dall’impotenza degli umili sconfitti, sale dagli spiriti delle specie, dal profondo delle armonie violate, dalle divinità tutelari ignorate, offese e umiliate, dalla compassione del cielo e della terra per le creature tradite e violentate. L’anima del mondo piange e grida vendetta per chi non lo può fare. La pietà, calpestata per gli altri esseri, è la stessa che l’uomo trova calpestata quando la cerca per sé. La pietà è la stessa per tutti. La pietà calpestata è una pianta che fiorisce sempre. Il suo fiore è sanguigno, ha denti aguzzi e lunghi artigli affilati. Il suo nome è Nemesi.
5 Non uccidere.

Il comandamento biblico compare sia nel capitolo 20 dell’Esodo che nel capitolo 5 del Deuteronomio. In entrambi i casi, il comandamento è di una stringatezza esemplare e dice esattamente così:
“Non uccidere.”
La brevità giova grandemente alla chiarezza. Non esistono condizioni, cautele o codicilli interpretativi. Il comando è secco, perentorio, unico nella sua enunciazione. È di immediata comprensione, non lascia spazio alcuno a chiavi di lettura equivoche.
Nessun altro libro sacro aveva enunciato questo comandamento in precedenza, e nessuno l’ha fatto dopo. Come tutti gli altri, questo comandamento non è stato scritto solo per gli Israeliti nel deserto, ma per tutta l’umanità e per tutti i tempi.
Molti comandamenti oggi vengono interpretati in modo diverso rispetto all’interpretazione originale. Il comandamento “non uccidere” è stato interpretato, fino ad oggi, nel senso di “non uccidere l’uomo tuo amico”.
Ma il comandamento non dice così. Il testo preciso è “Non uccidere.”
Probabilmente e sperabilmente arriverà il momento in cui diventerà possibile estendere l’interpretazione al senso più letterale: Non uccidere, punto. Nemmeno una mosca? No, nemmeno una mosca.
Per giungere a questo sarà necessaria una grande mutazione evolutiva dell’uomo. Il Dio biblico l’ha prevista, per questo ha scritto chiaramente “Non uccidere” senza specificazioni o eccezioni. In questo la Bibbia mostra di essere il libro per tutti i tempi. Non è solo moderna, è futurista. “Non uccidere” è una istruzione che troverà il suo compimento in un tempo futuro. Dobbiamo attendere che la mutazione della specie umana si compia.
Brani tratti da: “Universo quantistico e sincronicità”. Bruno Del Medico, 2020. ISBN 9788832273137. Pagine 330.

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