Antologia > Fisica quantistica
Separabilità fisica e non-separabilità
quantistica. Tutto è uno
Lo spazio quantistico non subisce l’influsso della distanza né
quello del tempo: L’unione di due particelle non è fisica, nel senso newtoniano
del termine, perché non è mediata da alcun mezzo materiale. è una unione “psichica, coscienziale”. Finalmente,
si affaccia all’orizzonte una nuova scienza: scopriamo che la materia non è
tutto nell’universo che ci circonda.
1- Unità e separabilità
Le separabilità indica la possibilità, tipica di un oggetto
fisico, di essere diviso in più parti. Il suo contrario è l’unità, che indica
la proprietà, tipica di un oggetto fisico, di essere costituito da una parte
sola.
Questa premessa può essere utile per illustrare un terzo
concetto, quello di contemporaneità.
Partiamo dall’esempio del chiavistello, rappresentato nella
figura, per illustrare questi tre concetti: unità, separabilità,
contemporaneità. Sono concetti che poi
trasferiremo all’ambito della fisica quantistica.

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2 – Un chiavistello con velocità infinita.
Il chiavistello è un organo usato per bloccare
meccanismi, per esempio una porta. È composto da una barra metallica
che scorre lungo delle guide ad anello. Si tratta di uno strumento complesso,
ma a noi interessa soltanto il corpo principale del chiavistello, cioè la barra
mobile. Questa barra ha due estremità, che possiamo definire A e B.
La barra del chiavistello può rappresentare perfettamente il
concetto di contemporaneità. Infatti, se la facciamo scorrere nelle guide,
l’estremità A si muoverà in una certa direzione, e “contemporaneamente” anche
l’estremità B si muoverà nella stessa direzione. È ovvio, in quanto il chiavistello
rappresenta un oggetto “unico”.
Non esiste alcun ritardo tra l’inizio del movimento
dell’estremità A e quello dell’estremità B. Come può essere facilmente intuito,
il movimento delle due estremità è “contemporaneo” e ciò può avvenire solamente
grazie alla caratteristica di “unità” della barra.
Poiché la contemporaneità non prevede nessun tempo tra lo
spostamento della estremità A e della estremità B, diremmo che in condizione di
unità la velocità di spostamento è infinita.
Se il chiavistello fosse diviso in due parti, il movimento
non sarebbe più contemporaneo, neppure se la parte A, grazie ad un meccanismo di
accoppiamento qualsiasi, trasferisse il movimento alla parte B.
3 - L’informazione ha bisogno di tempo per viaggiare tra due
corpi separati.
In effetti, se la barra d’acciaio del chiavistello fosse
composta da due semi-barre, occorrerebbe del tempo per trasmettere alla barra B
l’informazione relativa al movimento iniziato dalla barra A, o viceversa.
Secondo la fisica newtoniana, e secondo le teorie
einsteiniane, l’informazione non potrebbe viaggiare più velocemente della luce.
Certo, sarebbe un tempo bravissimo, ma pur sempre un tempo. Non esisterebbe più
la “contemporaneità”. Ne consegue che la contemporaneità è possibile solo in
una condizione di unità.

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4 - La separabilità dei corpi.
Peraltro, la fisica classica ci insegna che ogni corpo fisico
può essere scisso in due o più corpi parziali. Si tratta del concetto fisico di
“separabilità”. Il principio secondo cui ogni oggetto può essere scisso in più
oggetti fu strenuamente contrapposto da Einstein ai sostenitori delle teorie
quantistiche come Niels Bohr e Werner Heisenberg. Secondo Einstein, essendo
ogni corpo separabile, la non-separabilità predetta dagli esperimenti della
fisica quantistica rappresentava solo una visione parziale dell’universo.
In effetti, dobbiamo riconoscere che l’esempio del
chiavistello è assolutamente parziale. Ciò risulta evidente se, anziché muovere
la barra del chiavistello, proviamo a riscaldarne una estremità. Sicuramente il
calore non si trasmetterà all’altra estremità tanto velocemente come il
movimento. Ciò conferma il fatto che il chiavistello è chiaramente separabile
in molecole, atomi e particelle elementari, a conferma del principio di
separabilità.
Tuttavia, le prove sperimentali smentiscono questa certezza..
Tutti gli esperimenti, da quello condotto da Alain Aspect nel 1982 agli altri innumerevoli
successivi, dimostrano l’esistenza della non-separabilità quantistica.
5 - La non separabilità quantistica. Di che parliamo?.
Ho già descritto in altri post e nei miei libri l’esperimento
di Alain Aspect, che sta alla base dell’entanglement quantistico. “Entanglement”
è un termine inglese che può essere tradotto come “intreccio”, per significare
le condizioni di “unità” e “non-separabilità” che si instaurano tra due
particelle correlate. I primi esperimenti di Aspect riguardavano due fotoni di
luce. Successivamente, con il progredire della tecnica, gli esperimenti sono
arrivati a coinvolgere milioni di particelle o anche interi atomi, come
nell’esperimento di Serge Hariche, vincitore del Premio Nobel per la Fisica nel
2012.
6 – L’esperimento che travolge le certezze della fisica
materialista.
Nella versione sperimentale più primitiva, l’entanglement
viene ottenuto con due fotoni “correlati”, cioè nati dallo stesso evento. I
fotoni possiedono una proprietà detta “spin”, che può essere semplificata come “senso
di rotazione”. Si tratta di una polarizzazione, e tra due fotoni correlati le
polarizzazioni devono sempre essere perpendicolari. Diciamo che il fotone A
avrà polarizzazione positiva (+1/2) e il fotone B l’avrà negativa (-1/2)
Per la verità, in base al principio di indeterminazione, il
fotone assume una polarizzazione definita solamente nel momento in cui la
misuriamo. In misurazioni successive, la polarizzazione potrà essere diversa.
Dunque, misurando il fotone A, determiniamo la sua polarizzazione nel momento
della misura. Evidentemente, attraverso misurazioni successive, causiamo
successive variazioni della polarizzazione del fotone A.
Nel frattempo, che accade al fotone B?
Questo fotone ha anch’esso una polarizzazione indeterminata.
Al momento della sua nascita è stato “sparato” a una distanza immensa dal
fotone A.
Se misuriamo la polarizzazione del fotone A, avremo uno dei
due valori possibili. Per esempio, ½ negativo. Immediatamente, anzi
“contemporaneamente” il fotone B assume la polarizzazione perpendicolare al
primo, cioè ½ positivo. Sarà stato un caso? Eseguiamo una nuova misurazione del
fotone A, e “contemporaneamente” il fotone B adegua la sua polarizzazione per
renderla perpendicolare al fotone A.
Immaginiamo di attendere un secolo ed eseguire poi una nuova
misurazione del fotone A. Il fotone B, che si è allontanato anni luce nel tempo
e nello spazio, adeguerà “contemporaneamente” la sua polarizzazione. Proprio
come se i due fotoni fossero una sola cosa, al di là della separazione
temporale e spaziale.

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7 Unità di due fotoni separati nello spazio e nel tempo.
I due fotoni, per quanto separati nello spazio e nel tempo,
rivelano una “unicità” incredibile. Dunque, il fotone B non cambia la sua
polarizzazione “a causa” della polarizzazione del fotone A, cioè “dopo” che il
fotone A l’ha cambiata: con ciò smentisce il principio di determinazione, o
causalità, tanto caro alla scienza materialista.
Anzi, pare che il fotone B “sappia in anticipo” quanto avverrà
al fotone A: sappia che qualcuno lo misurerà e sappia quale polarizzazione
assumerà. Soltanto questa conoscenza può consentirgli di interagire
contemporaneamente.
Tutto ciò ha portato a formulare la teoria della non-separabilità
quantistica. Lo spazio quantistico non subisce l’influsso della distanza né
quello del tempo: l’informazione che unisce i due fotoni è “contemporanea”.
L’unione dei due fotoni non è fisica, nel senso newtoniano del termine, perché
non è mediata da alcun mezzo materiale. è
una unione “psichica”. Finalmente, si affaccia all’orizzonte una nuova scienza:
scopriamo che la materia non è tutto nell’universo che ci circonda.
8 - La coscienza dell’universo.
La non-separabilità quantistica conferma l’esistenza di
qualcosa che non è separabile e ripropone con forza il concetto di “unicità”.
La non-separabilità, come la contemporaneità, richiedono un mezzo “unico”.
L’universo in cui si muovono le particelle elementari deve essere un contenitore
“unico”. Qualcuno obietterà che ciò è vero solo per due particelle correlate,
cioè nate dallo stesso evento. La risposta è semplice: nei fatti, tutte le
particelle dell’universo sono nate dallo stesso evento, il Big Bang,
l’esplosione creativa iniziale che ha dato origine ad ogni “cosa”.
Il prof. Lothar Schäfer è un chimico quantistico e illustre
professore presso l'Università dell'Arkansas. è
autore di molti libri, tra cui “Quantum Physics of Consciousness” (Fisica
quantistica della coscienza, attualmente disponibile solo in lingua inglese).
Questo studioso scrive
così, e credo che il suo pensiero riassuma nel miglior modo possibile quanto
detto finora:
“Gli aspetti caratteristici della realtà quantica hanno conseguenze
potenzialmente considerevoli sulla nostra natura umana. Se l'universo è una
rete di connessioni istantanee e non separabili, molto probabilmente anche noi
facciamo parte di questa rete. Se nell’universo agisce un elemento di
Coscienza, e assai probabile che questo elemento comunichi con la nostra
Coscienza. Non viviamo in una gigantesca macchina deterministica. Dobbiamo
considerarci protagonisti di una realtà che va oltre le nostre conoscenze. Si
tratta di una realtà interconnessa, tanto metafisica quanto fisica, e con
qualità spirituali”.
Testo di Bruno Del Medico
Blogger, divulgatore, scrittore.
https://www.pensarediverso.it

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