Antologia > Inconscio collettivo
Il principio antropico
Nelle sue linee generali il principio antropico sostiene
che la coscienza umana non è il risultato casuale della
evoluzione della materia, bensì il punto di arrivo di una
evoluzione dell’universo che tendeva proprio alla nascita della
coscienza. Questo principio rappresenta una sorprendente interpretazione
metafisica di elaborate osservazioni scientifiche.
1 - Il ruolo dell’uomo nell’universo
“O risplendente Sole, cosa mai saresti tu,se non ci fossi io quaggiù, su cui risplendere?”
Questa citazione di Friedrich Nietzsche, da “Così parlò Zarathustra”, può servire efficacemente
per rappresentare in modo plastico l’argomento di questo post, cioè il
principio antropico.
Questo principio rappresenta una sorprendente
interpretazione metafisica di elaborate osservazioni scientifiche. E’ talmente
credibile che addirittura Stephen Hawking, notissimo scienziato recentemente
scomparso, nel suo libro “L’universo in un guscio di noce” relativo alla
Teoria-M sull’universo a più dimensioni, fa frequentemente riferimento a questo
principio. (Teoria M= Teoria “Madre di tutte le teorie”, capace di unificare
tutte le teorie fisiche conosciute).
Proseguiamo con ordine.
L’idea secondo cui una Mente universale opera tramite episodi di sincronicità individuali o collettivi per lo sviluppo
culturale del genere umano, presuppone che all’uomo vivente sul pianeta Terra sia assegnato un ruolo centrale, tale per cui
sarebbe oggetto di attenzioni, tutele e guide da parte di questa Mente.
Viceversa, nella cosmologia scientifica newtoniana, l’uomo rappresenta niente
più che un prodotto casuale dell’evoluzione della materia. Secondo una filosofia materialista, la presenza
dell’uomo è assolutamente ininfluente per lo sviluppo iniziale del pianeta
Terra, tanto più per quello dell’Universo.
Come sappiamo, fino al XVI° secolo la
visione culturale metteva l’uomo al centro dell’universo. Successivamente Copernico
evidenziò che i pianeti ruotano attorno al Sole e la Terra non fu più il centro dell’universo, un semplice piccolo
pianeta. Di conseguenza anche l’uomo
diventò solo una delle tante creature casualmente viventi in una minuscola
parte dell’universo.
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2 - Brandon Carter e il
principio antropico
Brandon Carter è un fisico australiano, noto per i suoi studi
sulle proprietà dei buchi neri e per la scoperta di una quarta costante del
moto, battezzata con riferimento al suo nome Costante di Carter. Si tratta quindi di uno
scienziato di calibro, e ciò lo ha reso particolarmente affidabile.
Nel 1973 Brandon Carter, elaborò una nuova
formulazione del rapporto che unisce l’essere umano all’universo, chiamandola Principio antropico e la presentò alla comunità scientifica nel
corso di un Simposio su “Confronto delle
teorie cosmologiche con i dati delle osservazioni” che si tenne a Cracovia nel quadro delle celebrazioni del 500°
anniversario della nascita di Niccolò Copernico. Questo principio, molto
contestato nella sua formulazione detta forte,
ribalta ancora la visione corrente del rapporto tra essere umano e cosmo e restituisce all’uomo la sua centralità.
Occorre dire che, prima ancora che Carter rendesse pubblica la teoria, questa veniva già
condivisa con altri scienziati come Martin Rees, Freeman Dyson, John Wheeler e altri.
Nelle sue linee generali questo principio sostiene
che la coscienza umana non è il risultato casuale della
evoluzione della materia, bensì il punto di arrivo di una
evoluzione dell’universo che tendeva proprio alla nascita della
coscienza. Il Principio così come lo enunciò Carter a Cracovia ha due formulazioni, dette debole e forte.
3 - Il Principio antropico
debole
Il cosiddetto Principio antropico debole sostiene che la nostra posizione nello spazio e nel tempo dell’universo è sicuramente privilegiata perché tutte le
costanti poste alla
base del funzionamento dell’universo sono calibrate sui valori più adatti allo
sviluppo del nostro tipo di vita. Per una serie di incredibili
coincidenze, le leggi che regolano
l’universo sono coerenti con la possibilità che esista la vita intelligente. Per esempio, se il Sole fosse di dimensioni leggermente diverse,
oppure se la Terra ruotasse
attorno al Sole a una
distanza minimamente diversa, i mari diventerebbero
pentole in ebollizione oppure montagne di ghiaccio. La Terra ruota con una piccolissima eccentricità, pari al 2%,
e l’inclinazione dell’asse di rotazione è tale da consentire in modo preciso
l’alternarsi delle stagioni.
La vita sulla Terra è basata sul carbonio, che è stato riversato sul
nostro pianeta in seguito all’esplosione delle stelle in cui si era formato. Le quattro forze
fondamentali che governano il cosmo dipendono da alcune costanti fisiche come, per esempio, la costante di
Hubble, la costante di Planck, la costante di gravitazione
universale, la carica elettrica e la massa dell’elettrone.
Il fatto che tutte queste costanti siano esattamente calibrate su valori atti a
consentire lo sviluppo della vita è incredibilmente sorprendente: basterebbe che
una sola avesse un valore minimamente diverso per rendere impossibile la vita.
I valori possibili delle quattro interazioni
fondamentali (gravitazionale, elettromagnetica, nucleare
debole e nucleare forte) e delle particelle subatomiche (protone, neutrone, elettrone) potrebbero essere infiniti.
Tuttavia, questi valori sono esattamente quelli che necessari a creare una rete
interattiva capace di dare origine a un universo generatore di vita. Tra le infinite
configurazioni, sorprendentemente, anzi, miracolosamente, è stata scelta quella maggiormente precisa
per favorire la nostra presenza. Scrive così Stephen Hawking in “Dai buchi
neri all’universo”:
“Se la densità dell’Universo un secondo dopo il Big Bang fosse stata maggiore della densità critica di una parte su cento miliardi, l’Universo sarebbe collassato dopo 10 anni. Se invece fosse stata minore dello stesso valore, l’Universo sarebbe già vuoto dopo 10 anni di esistenza”.
Tuttavia, il Principio antropico debole si limita
a sostenere semplicemente la straordinarietà di queste coincidenze, suggerendo
che sarebbe teoricamente possibile una relazione causale tra il complesso della
creazione e lo sviluppo della vita. Per questo sopravvisse abbastanza
inosservato al vaglio della maggioranza materialista della comunità
scientifica.
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La prima parte (Le intuizioni) tratta la realtà illusoria e l’esistenza di un livello di coscienza trascendente la materia. La seconda (Le conferme) descrive il cammino della fisica quantistica dall’esperimento della doppia fenditura di Thomas Young, alla conferma dell’Entanglement. La terza (Le prospettive) descrive le teorie di David Bohm sul potenziale quantico e sull’universo olografico..
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4 - John David Barrow e
Frank Tipler
I fisici Barrow e Triple hanno pubblicato nel 1986, negli Stati Uniti,
il volume The Anthropic Cosmological
Principle (edito in lingua italiana da Adelphi nel 2002)
nel quale non solo trattano ampiamente la teoria, ma ne propongono un
approfondimento significativo.
I due autori descrivono ampiamente le basi
concettuali: se non si verificassero un numero altissimo di straordinarie
coincidenze nella forma delle leggi fisiche e nei valori delle costanti di natura, la biochimica, la vita biologica e la vita intelligente non sarebbero possibili. Un universo creato dal caso non consentirebbe la vita, e non
vi sarebbero possibili neppure gli oggetti astronomici comuni e la materia
ordinaria.
Muovendo da questa constatazione giungono alla
conclusione che vi sia una necessità preordinata nella creazione, e il
principio antropico debole, che si arrestava al riconoscimento dei fatti,
evolve in quello forte.
5 - Il principio antropico forte
Il principio forte afferma che l’universo DOVEVA
essere proprio così com’è per consentire lo sviluppo della vita. Tra i tanti universi che
avrebbero potuto nascere dal Big Bang si è sviluppato proprio quello che ci
consente, oggi, di essere qui; la probabilità che ciò avvenisse è una su diversi miliardi;
se fosse avvenuto per caso, allora il caso avrebbe vinto una lotteria
impossibile.
La teoria forte sostiene che certamente l’universo è stato progettato proprio per consentire che
noi fossimo qui, oggi. L’universo ha
una finalità: ospitare l’uomo.
Dunque, l’uomo non sarebbe un ospite capitato per
un bizzarro caso in un universo che lo ignora, bensì il motivo e lo scopo per
cui l’universo esiste. Questa teoria sottintende che l’universo sia stato formato con l’obiettivo di
favorire la vita e lo
sviluppo della coscienza; cioè, che l’universo sia stato progettato come un bozzolo, una
placenta in cui potessero avere origine la vita in generale e la coscienza
umana in particolare.
Il presupposto che
l’universo sia stato creato per noi assegna senz’altro
una finalità al cosmo, che non è più un ammasso
caotico di materia bruta ma risponde a un progetto di realizzazione dell’uomo in un divenire non più affidato al caso. Peraltro, la teoria
antropica forte richiede la presenza di un Disegno intelligente, e dunque l’esistenza di un
Progettista o comunque di una Mente universale.
6 - Il Principio antropico “ultimo”.
Barrow e Tipler suppongono una terza forma del Principio antropico, il Principio
antropico Ultimo, secondo cui “Deve necessariamente svilupparsi una
elaborazione intelligente dell’informazione nell’universo e una
volta apparsa, questa non si estinguerà mai”.
Secondo i due studiosi non avrebbe senso un universo con la capacità di produrre la vita intelligente se poi questa non durasse a sufficienza per
potersi sviluppare e portare a termine il “fine” della creazione.
Dunque, il principio antropico ultimo prevede
anche una “tutela” della vita, dopo la creazione: la specie umana è destinata
ad evolvere verso uno stadio ultimo sconosciuto. Lo scienziato francese
Teillard de Chardin chiama questo stato “Punto Omega”, cioè il massimo livello
di complessità e di coscienza verso il quale sembra che l'universo tenda nella
sua evoluzione
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Comprendere questi fenomeni con la fisica quantistica e la teoria della sincronicità.
7 - Il Principio antropico
partecipatorio
Questa forma del Principio antropico viene suggerita da
John Archibald Wheeler, in alternativa al principio forte. Secondo
Wheeler, che attinge alle conoscenze della fisica quantistica, gli osservatori
sono necessari alla vita dell’universo, in quanto necessari alla sua conoscenza. Sappiamo che
ogni collasso quantistico, cioè ogni “consolidamento” di una probabilità, ha
bisogno di un osservatore. Perciò
l’uomo, in quanto osservatore dell’universo, partecipa attivamente alla sua
stessa esistenza, anzi ne è indispensabile.
8 - Il principio antropico
e il tempo
La scienza più obiettiva (non materialista)
riconosce la ragionevolezza della finalità antropica, in quanto sarebbe decisamente assurdo che una
costruzione cosmica tanto perfetta derivasse dalla casualità e non avesse nessun fine. Stando così le cose, trova risposta anche una obiezione frequente:
“Se il fine è l’uomo, che vive solo sul pianeta Terra, perché l’universo ha bisogno di così tanto spazio e materia?”.
La risposta è che le costanti che consentono la vita hanno avuto bisogno di tempo e spazio per realizzarsi. Era necessario che l’universo invecchiasse e si espandesse per consentire
alle stelle di fabbricare gli elementi chimici che sono alla base della vita sulla Terra, come il carbonio. Peraltro, non è esclusa
l’esistenza di altri pianeti su cui si sia sviluppata la stessa vita, come
pure non è escluso che l’uomo possa esportare la propria civiltà in altri
pianeti e galassie.
9 - Il Punto Omega di
Frank Tipler
Frank Jennings Tipler, coautore con John Barrow de Il
Principio antropico, è un docente e scrittore statunitense che insegna
fisica matematica alla Tulane
University di New Orleans.
La maggior parte dei suoi studi sono incentrati sulla fisica dei viaggi nel
tempo.
È anche noto per essere autore della teoria del Punto Omega,
che per la verità riprende la teoria omonima precedentemente elaborata
dallo scienziato gesuita francese Pierre Teilhard de
Chardin.
Tipler prova a studiare il destino ultimo dell'universo in maniera simile a quanto fa Isaac Asimov in “The Last Question”. Tipler parte dal concetto di “progresso eterno” per ipotizzare
la futura esistenza di un Dio, cioè un uomo divenuto
immortale., Egli ipotizza anche la
risurrezione dei morti tramite
computer e il mind uploading, cioè il recupero e trasferimento del
patrimonio mentale di un individuo dal vecchio a un nuovo corpo, o al corpo
risorto da morte.
Inoltre, Tipler ipotizza che, grazie a un
supercomputer, l'universo potrebbe essere piegato ai voleri dell’umanità, addirittura agendo sul passato;
in questo modo sarebbe possibile ricostruire eventi, mondi e persone, con una tecnica di eterno
ritorno guidato.
Si tratta di una prospettiva legata al
transumanesimo, un movimento culturale che
auspica l'uso della scienza e della tecnologia per aumentare le
capacità fisiche e mentali e per migliorare tutti gli aspetti
della condizione umana indesiderabili o nocivi, come
la malattia e l'invecchiamento, fino a una possibile trasformazione
oltre la condizione umana.
10 - Al centro spirituale dell’universo
Riassumendo, possiamo dire che siamo qui a causa
dell’universo e l’universo è qui a causa nostra. Il
Principio antropico sta riconfigurando il pensiero scientifico moderno. Questo era iniziato con
Copernico e la sua scoperta che la Terra e i pianeti girano attorno al Sole; con ciò, aveva sovvertito il
pensiero aristotelico che collocava la Terra e l’uomo al centro
geografico dell’universo.
Gli sviluppi della fisica moderna stanno operando
un nuovo ribaltamento. Questa volta l’uomo, pur non essendo più il centro
geografico come giustamente Copernico aveva dimostrato, si afferma saldamente come
centro spirituale.
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