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Jung e Freud, i poli opposti della psicologia
moderna
Jung e Freud erano due persone diversissime per età, ceto sociale, religiosità,
interessi culturali, situazioni familiari. Erano quasi contemporanei, per cui
si conobbero e, per un certo tempo, lavorarono insieme. Ma presto tutto finì.
1 La
psicologia, un argomento di moda
La psicologia
è un argomento piuttosto di moda, per cui se ne parla moltissimo, sui libri,
sui giornali, sui media televisivi, e nelle più svariate occasioni. Nonostante
la messe di informazioni sia ampia e qualitativamente pregevole, non riesce a
coinvolgere una folta schiera di persone (probabilmente la maggioranza) che,
non avendone il tempo né il bisogno, mantiene sull’argomento una cognizione decisamente
approssimativa. Capita così di ascoltare pareri nei quali si aggrovigliano ragionamenti
e concetti da cui emergono pietosamente nomi celebri accomunati da null’altro, se
non dal vuoto informativo di chi ne sta parlando.
Chi ha
mostrato interesse per gli argomenti espressi in questa pagina, anche se non lo
sa, è certamente uno junghiano. Infatti, Carl Jung, dapprima collaborativo, poi
in dissidio e infine in netta opposizione con Freud, elaborò le teorie di cui
parliamo diffusamente in questa pagina. Sono quelle che Jung ampliò nella sua
collaborazione con Wolfgang Pauli. Sto parlando delle teorie dell’inconscio collettivo
e della sincronicità. Sono teorie che rientrano nella categoria dello spirito,
e non hanno niente a che vedere con il pensiero freudiano, di orientamento
materialista.

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2 Carl Gustav Jung e
Sigmund Freud.
Jung e
Freud erano due persone diversissime per età, ceto sociale, religiosità,
interessi culturali, situazioni familiari.
Naturalmente
erano quasi contemporanei, per cui si conobbero e, per un certo tempo,
lavorarono insieme. La loro collaborazione, dove Freud, già affermato, assumeva
il ruolo di “maestro”, iniziò nel 1906. Freud
arrivò a dire che Jung era il suo “figlio maggiore adottivo”. Tuttavia, a causa
delle loro diversità, interpretavano in modo decisamente diverso la realtà e la
psicologia umana.
Sigmund
Freud era un medico neurologo di origine austriaca. Egli diede inizio e forma a
una delle correnti psicologiche più potenti e di grande tradizione: la
psicoanalisi.
Carl Gustav Jung è stato una delle principali figure
intellettuali del pensiero psicologico e psicoanalitico, psichiatra,
psicoanalista, antropologo e filosofo svizzero.
Nacque il 26 luglio 1875 a Kesswil, in Svizzera, da Paul
Achilles Jung, teologo e pastore protestante, e da Emilie Preiswerk. Si laureò in medicina e nel
1900 entrò a lavorare nell'ospedale psichiatrico di Zurigo.
Inizialmente fu vicino al pensiero di Sigmund Freud, concordando con le sue
interpretazioni dei fenomeni psichici. I due si incontrarono a Vienna nel 1907, e in quella occasione parlarono per
tredici ore.
Per effetto di questa collaborazione Jung cominciò a essere chiamato "delfino"
della psicoanalisi, e ci si aspettava che sarebbe stato lui il successore di
Freud alla guida
del movimento psicoanalitico.
Riporto alcuni brani dal mio libro “Tutti i colori
dell’entanglement”:
3 - Dissensi
e rottura tra Jung e Freud
Invece, dopo solo un paio d’anni si ebbero le prime
avvisaglie dei loro dissensi, da cui sarebbero nati i due principali
orientamenti storici della psicoanalisi, intesa da Freud come terapia e da Jung come via per la conoscenza della psiche.
Questa duplice visione si affermò rapidamente
tanto che, già nel 1909, la Clark University, avendo progettato un ciclo
di conferenze negli Stati Uniti, invitò tutti e due.
Durante il viaggio in nave i due scienziati decisero di esercitarsi analizzando
ciascuno i sogni dell'altro. Jung però non fu soddisfatto della collaborazione
di Freud perché, a
suo parere, teneva un atteggiamento di reticenza cercando di nascondere alcuni
aspetti della sua vita privata
che invece sarebbero stati indispensabili per una migliore analisi.
Quando espresse questa perplessità Freud non negò ma affermò che il motivo della sua
reticenza stava nel fatto che non poteva divulgare aspetti della propria
personalità tali da mettere a repentaglio la sua autorevolezza.
Da questo episodio la stima di Jung per Freud cominciò ad affievolirsi e così pure
l'apprezzamento per le sue teorie.

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La prima parte (Le intuizioni) tratta la realtà illusoria e l’esistenza di un livello di coscienza trascendente la materia. La seconda (Le conferme) descrive il cammino della fisica quantistica dall’esperimento della doppia fenditura di Thomas Young, alla conferma dell’Entanglement. La terza (Le prospettive) descrive le teorie di David Bohm sul potenziale quantico e sull’universo olografico..

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“Turbato da un presentimento, rinuncia a partire e si salva la vita”. Quante volte abbiamo letto una notizia come questa dopo un disastro aereo? Altri presentimenti, spesso più comuni, sono legati alla vita quotidiana di ciascuno di noi. Così pure episodi di telepatia o altre sensazioni dell’anima costellano l’esistenza degli uomini....DI PIU'
4 Anno 1912. Jung rompe definitivamente con Freud.
A ciò si aggiunse l'accentuarsi di un tormentato
itinerario di differenziazione concettuale, che raggiunse l'apice quando, nel
1912, Jung decise si
pubblicare il suo lavoro (La libido: simboli e
trasformazioni) nel quale esponeva tutti i suoi dissensi teorici.
In questo libro manifesta il suo orientamento,
teso a estendere la ricerca analitica dalla vicenda del singolo alla globalità
dell'umanità: infatti, secondo Jung, oltre a un inconscio
individuale esiste un inconscio collettivo, che manifesta la sua
presenza e agisce attraverso gli archetipi.
In questa visione la vita dell'individuo diventa un percorso attraverso
cui avviene la realizzazione del Sé personale. Jung chiama questo percorso processo di individuazione.
Dopo la pubblicazione di questo libro i suoi
rapporti con Freud si
interruppero. Circa il pensiero di Freud ebbe a dire: "Il cervello è visto come un'appendice dei genitali."
Circa i contenuti delle due interpretazioni, e il
loro differenziarsi, possiamo considerare che Jung condivise inizialmente con Freud l'ipotesi relativa alle malattie mentali,
secondo cui queste, per essere comprese, richiedono la conoscenza della storia individuale del paziente e dei
processi di rimozione che l'accompagnano, relativi a contenuti di natura
esclusivamente sessuale.
In un secondo momento, però, formulò l'ipotesi che
i fenomeni della psiche non fossero quali li descriveva Freud. Secondo la teoria che andava
costruendo, erano manifestazione di una energia presente nella natura, la libido.
5 La libido e i
simboli.
La libido è una sorta di slancio vitale, una pulsione che mira dinamicamente
alla vita e alla
conservazione della specie.
Dunque, nella terapia psicologica non occorre
tenere presente solo la componente biologica, con un l'approccio
in definitiva pessimistico, ma anche quella spirituale, che conferisce una sana
tensione protesa alla realizzazione del miglioramento.
Secondo Jung, le pulsioni della libido possono essere dirottate anche su concetti e ambizioni immateriali e dunque possono generare
una evoluzione spirituale. La malattia psichica interviene
quando questo processo evolutivo è bloccato; in queste condizioni nascono le
nevrosi. La libido funziona producendo dei simboli. Grazie a ciò l'uomo
primitivo riuscì a trasferire le pulsioni immediate orientandole verso la
creatività iniziando così la transizione dal piano istintivo
animale a quello culturale.
I simboli della libido hanno contenuti che provengono al di là della
coscienza individuale, e possono contribuire a
trasformare la natura dell'uomo.
6 Gli archetipi
Alcuni di questi simboli hanno carattere universale, comune e condiviso
da tutti gli individui. Jung li chiama archetipi,
termine derivante dal greco che può essere reso più comprensibile con
traduzioni come immagini originali, modelli,
immagini virtuali, rappresentazioni
possibili.
Gli archetipi corrispondono alle esperienze maturate
dall'umanità in tutta la sua storia evolutiva, mentre sviluppava la
coscienza. Sono la memoria dell'umanità, e sono racchiusi in uno
spazio che Jung chiama inconscio
collettivo; collettivo perché non è
individuale ma condiviso, accessibile da tutta l'umanità e da ogni singolo
essere umano.
Gli archetipi residenti nell’inconscio collettivo hanno il potere di intervenire nella vita dei singoli individui generando episodi che
Jung chiama sincronicità.
Nella costruzione di questa teoria ebbe l’appoggio
e il sostegno del celebre fisico premio Nobel Wolfgang Pauli, (Fig. 13) che lo incoraggiò a esplicitare le sue conclusioni nonostante
Jung avesse
esitato per anni a farlo. Pauli lo convinse a pubblicare assieme, nel 1952, un
libro che la conteneva sotto forma di un saggio dal titolo La sincronicità come principio di nessi acasuali.

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