Antologia > Metafisica e Filosofia della scienza
Il carro del re Milinda aveva le ruote quadrate?
L’apologo del re Milinda e del monaco Nagasena
contiene una saggezza antica, ma anche assolutamente moderna.
1 Il carro non era nato dal caso, dunque aveva
le ruote rotonde.
Certamente no, il carro non aveva ruote né quadrate
né triangolari bensì perfettamente rotonde. Questo perché il carro era stato
progettato da un artigiano intelligente che lo aveva voluto comodo, funzionale,
adatto a trasportare persone e cose con il metodo più razionale possibile. Solo
se i carri nascessero spontaneamente dall’assemblaggio casuale di varie parti,
forse avremmo carri con ruote quadrate.
Ma andiamo con ordine. Dietro questa premessa c’è
una verità molto più profonda, contenuta nell’apologo poco conosciuto ai non
cultori della filosofia orientale, che narro qui di seguito. La vicenda è
contenuta nel Milindapañha, un testo
buddista composto nella forma di dialogo filosofico, ambientato nella città di
Sāgalā, odierna Siyālkoṭ, tra il monaco Nagasena e Milinda, storicamente identificabile
con il sovrano indo-greco Menandro I° che regnò nel Punjab tra il 155 e il 130
a.C. circa.
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2 Il re Milinda e il monaco Nagasena
Il re Milinda, che pensava di essere un
furbacchione, avendo sentito parlare delle dottrine insegnate da un monaco di
nome Nagasena lo andò a trovare per confutare le sue tesi. Esordì chiedendogli chi
lui fosse e quale fosse il suo nome, e il monaco rispose:
“Sono conosciuto come Nagasena, o re, e con tale
nome i miei fratelli e i genitori mi si rivolgono."
Allora il re cominciò a incalzarlo con domande di
questo tipo:
"Mi dite che i vostri fratelli sono abituati
a rivolgersi a voi come Nagasena. Ora che cos’è esattamente Nagasena? Volete
dire che i capelli sono Nagasena?
Volete dire
che i peli del corpo sono Nagasena?
Volete dire
che le unghie, i denti, la pelle, la carne, i nervi, le ossa, il midollo, o una
o tutte queste cose sono Nagasena?
Forse la forma esterna è Nagasena o le sensazioni
o le percezioni o la coscienza sono Nagasena?”
A ogni domanda il monaco rispose di no. Sicché, il
re concluse:
“Allora,
Nagasena è un suono vuoto e vano. Chi è Nagasena che vedo di fronte? È una
falsità, un inganno!”
3 La parte e il tutto
Con questa sentenza si conclude la prima parte
della narrazione. Il re, come molti materiasti oggi, afferma che l’uomo in quanto
“progetto di persona” non esiste. È solo un insieme di parti assemblate dal
caso, un automa scaturito da miliardi di tentativi operati dalla natura. L’uomo
è ossa, carne, pelle, peli, unghie, ma non è complessivamente “uomo”. Volendo
scendere più nei particolari potremmo quasi dire l’uomo è un conglomerato casuale
di atomi, come sosteneva Democrito ben prima del re Milinda. Tuttavia, lo
stesso Democrito avrebbe ammesso, oltre all’atomo considerato come “qualcosa”,
l’esistenza di un "non qualcosa".
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4 La risposta del monaco Nagasena
Veniamo ora alla seconda parte dell’apologo.
Il monaco Nagasena rispose così al re Milinda:
“Voi, re, siete cresciuto nel lusso. Se camminaste
su un terreno pietroso o sabbioso i vostri piedi vi procurerebbero dolore. Come
dunque siete giunto, a piedi o in un carro?”
“Non sono venuto a piedi. Sono giunto in un
carro.”
“Allora se siete venuto in un carro, mio re,
spiegatemi cosa esso è. Sono i cavalli il carro?”
“Non ho detto questo.”
“È l’asse il carro?”
“Certo che no.”
“Forse le ruote o le corde o il telaio o il giogo
o i raggi delle ruote o il pungolo sono il carro?”
A tutte queste domande il re rispose di no.
“Allora qualcosa esterna a loro è il carro?”
Rispose ancora di no.
“Allora, carro è un suono vuoto e vano. Con quale
carro sareste giunto? È una falsità ciò che avete detto, un inganno! Perché
dite cose false?”
Poi chiamò i Greci ed i monaci come testimoni,
dicendo:
“Milinda il re ha detto di essere venuto con un
carro. Ma quando gli è stato chiesto di spiegare cosa fosse un carro, è stato
incapace farlo."
I Greci e i monaci applaudirono, e dissero al re:
“Ora, Maestà, rispondete se ne siete capace!”
Milinda il re rispose a Nagasena, dicendo:
“Io non ho detto nessuna falsità, venerabile
signore. L’insieme di tutte queste cose - i cavalli, l’asse, le ruote, il
telaio, le corde, il giogo, i raggi ed il pungolo – indica la designazione
comune di carro."
“Molto bene! Sua maestà ha esattamente capito il
significato di carro. Del pari, è l’insieme di tutte quelle cose che voi mi
chiedeste in precedenza, capelli, unghie, denti, percezioni, sentimenti e
coscienza, che indica Nagasena.”
5 Il carro è un epifenomeno?
Dunque, che cosa è in realtà il carro? I
materialisti direbbero che non c'è carro ma ci sono solo le singole parti. Le
parti sono l'intero, e il carro esiste solo come un fatto accessorio, un
epifenomeno la cui presenza o assenza non incide sull'esistenza delle parti. Il
fatto che le parti, complessivamente, vadano a costituire un carro è del tutto
casuale.
Tuttavia, come ho anticipato in apertura, il carro
non può essere il risultato di una aggregazione casuale di parti, altrimenti
avremmo carri con ruote triangolari, quadrate, ellittiche, carri con le ruote
in alto e il pianale in basso, carri trainabili non da buoi o cavalli ma anche
da lucertole, vongole, canguri o allodole.
È evidente a tutti che di questi tentativi di
assemblaggio casuale non c’è nessuna traccia. Ma questo non ci sorprende,
perché ogni carro, in definitiva, è frutto del lavoro e della progettazione
dell’uomo, e i carri con ruote quadrate possono esistere solo come divagazioni
per assurdo o espressioni artistiche.
6 E Nagasena, chi lo ha progettato e assemblato?
Trasferendo l’idea di un assemblaggio dall’ambito delle
manifatture a quello degli organismi biologici, e specificatamente agli esseri
umani, la domanda diventa più cogente. È veramente possibile, come sostenuto
dal materialismo, che l’uomo sia il risultato dell’assemblaggio casule di
qualche chilogrammo di acqua e sostanze minerali varie?
In tal caso, dove sarebbero le prove di migliaia
di tentativi evolutivi falliti? Dove sono i fossili di uomini con tre gambe,
uomini volanti come fringuelli o uomini striscianti come lombrichi? Non ce n’è
neppure l’ombra di uno solo di questi!
In una visione più
spirituale diremmo che le singole parti acquistano un senso solo quando,
aggregate con intelligenza, danno forma al carro, allo stesso Nagasena, e a
ogni altra cosa esistente nell'universo. Tuttavia, ogni insieme di parti
logicamente assemblate richiede un progetto intelligente che va ben oltre
l'inerzia dei materiali che lo compongono.
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Strane coincidenze. Presentimenti. Telepatia.
Comprendere questi fenomeni con la fisica quantistica e la teoria della sincronicità.
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7 Una aggregazione misteriosamente miracolosa.
Tutto l’universo è fatto di materia che si aggrega.
La meraviglia è data dal fatto che tutto si aggrega secondo progetti
intelligenti, dalle galassie ai batteri.
Anche l’uomo, come il carro del re Milinda, è
frutto di un progetto ben definito, voluto e realizzato da un artigiano, il
quale sapeva benissimo quale risultato volesse ottenere.
Di questo artigiano possiamo dire che l’uomo se lo
raffigura e lo chiama con molti nomi, ma resta assolutamente sconosciuto, al di
fuori della nostra capacità di comprensione.
È l’idea dell’“Anima mundi” sostenuta, per ultimo,
dal notissimo psicologo Carl Jung, il quale trasferì l’idea di anima del mondo
nella sua teoria più sconvolgente, se la consideriamo nelle sue implicazioni
cosmiche, quella dell’inconscio collettivo.
8 L’”Anima mundi”.
L'Anima del mondo è un termine filosofico di
origine neoplatonica, usato per indicare la vitalità della natura nella
sua totalità, considerata come un unico organismo vivente.
Dunque, l’Anima del mondo è il principio
unificante da cui prendono forma i singoli organismi. Tutti questi, nonostante
siano articolati e differenziati, ciascuno secondo le proprie specificità,
risultano tuttavia legati tra loro da un’Anima universale comune.
Anche alla luce delle recenti acquisizioni della
fisica quantistica, che apre scenari inaspettati sulla realtà subatomica, le tesi
materialiste tendenti a dividere il mondo in parti di materia che si assemblano
casualmente sono ormai più che obsolete.
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